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Las amenazas y oportunidades del TTIP

 

Análisis del mercado laboral en Euskadi

 

 

La incertidumbre en torno a Grecia enciende las especulaciones

 

 

 

Aeropuertos del derroche - La Sexta Más Vale Tarde - 15/12/2014

 

 

 

¿Prostitución, droga y contrabando en el PIB español? - La Sexta 30/05/2014

 

 

 

 

 

Caso Deoleo - Antena3 - 11/04/2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Articolo pubblicato su Cristiani nel Mondo - Rivista della CVX Comunità di  Vita Cristiana, anno XXVII, novembre/dicembre 2012, n. 5

 

 

Programma evento

 

 

Lavoro e precarietà

Relatori: Massimo Cermelli, Filippo Taddei, Ernesto Ruffini

Cagliari 17 marzo 2012

 

 

 

Video: Intervista

 

 

 

El Periódico de La Comercial (Diciembre 2011)

 

 

Dalla generazione della quantità

alla generazione della qualità

 

Se i tassi di disoccupazione giovanile in Sicilia, in Italia e in Europa hanno sempre superato di molto i tassi di disoccupazione generale, la recente crisi economica ha accentuato tale tendenza facendo raggiungere, agli indicatori di occupazione giovanili, livelli mai visti in senso negativo. 

Secondo la fondazione dell’Unione Europea, Eurofound, la cosiddetta generazione dei “Neet” (Not in Employment, Education or Training), cioè a dire dei 14 milioni di giovani europei che non studiano, non lavorano e non stanno cercando un'occupazione, fa perdere ogni anno all’intera economia europea oltre 150 miliardi di euro e solo in Italia ben 32,6 miliardi di euro. Per avere un’idea se i 2 milioni di giovani “neet”italiani trovassero un impiego contribuirebbero a far crescere il prodotto interno lordo del 2%.

E così tassi di disoccupazione giovanile al 33,3%, in media in tutta Europa, che raggiungono livelli pari al 36% in Italia e che addirittura superano il valore del 50% nelle nostre realtà locali, insieme a insufficienti livelli di formazione e transizioni prolungate dal sistema educativo al mercato del lavoro, completano uno scenario per nulla roseo.

La generazione di coloro che sono nati tra il tra il 1945 ed il 1964 è spesso definita come la generazione del “baby boom”, una generazione sicuramente più fortunata delle ultime, ma sopratutto più numerosa e dunque maggiormente in grado di condizionare l’agenda politica socio-economica del nostro paese.

La scorsa estate il Censis ci ricordava come ci siano tre tappe nella vita di ogni giovane, tre tappe classiche quali: fare figli, farsi strada e trovare spazio per una leadership. Di tutto questo, concludeva amaramente il direttore della Fondazione, la generazione del “baby boom” non è capace di garantire alla nuova generazione niente.

Lungi dal far partire battaglie generazionali, la certezza di una riflessione sui giovani, più obbligata che necessaria, è evidente.
È dinanzi a questo scenario che abbiamo voluto realizzare una semplice ma attenta analisi sui giovani tra i 18 ed i 34 anni della nostra città, ponendoci alcune domande: Cosa pensano della situazione attuale i nostri giovani sancataldesi? Come vedono il futuro? Quali sono i valori più importanti nel loro quotidiano e come si confrontano con la politica di questi tempi?

Nel lavoro di analisi che di seguito condividiamo con voi abbiamo visto che emerge un ritratto della gioventù sancataldese abbastanza disincantato. Se da una parte infatti, la situazione attuale è vissuta come soddisfacente per oltre il 40% degli intervistati, le paure del futuro sono ben evidenti sopratutto con l’avanzare del completamento della formazione educativa e professionale. La sfiducia nei confronti della politica è compensata dalla profonda fiducia nei legami con la famiglia e i gruppi di amici. 

I partiti rimangono uno spazio privilegiato per il funzionamento della democrazia e internet tuttavia è relegato ancora a strumento marginale d’informazione e partecipazione politica per molti di loro.
I giovani della nostra città credono nella democrazia, rifiutano i totalitarismi e ritengono che buone relazioni familiari insieme ad un buon livello culturale e professionale venganmo prima dei soldi e del successo, pur tuttavia importanti e necessari.

In poche battute, potremmo dire che la nuova generazione successiva a quella dei nostri padri, che dal poco è passata al molto, nell’affrontare l’amaro passaggio dal molto al poco, ha trovato la chiave di lettura negli aspetti qualitativi del vivere quotidiano. Possiamo quasi affermare che è una generazione maggiormente alla ricerca di una autentica qualità di vita non potendo in molti casi incrementarne la “quantità” in termini di benessere economico.

Un appelo che ci permettiamo di lanciare dunque ai nostri governanti, come ormai facciamo da anni è quello di comprendere tale cambio per valorizzarlo nei prossimi anni di gestione amministrativa. 

Incentivi all’imprenditorialità giovanile locale, un’attenta riflessione rispetto ai temi della formazione dei giovani sancataldesi ed infine una visione sistemica del territorio, capace di far emergere le sinergie già presenti, possono far uscire dalla spirale del pessimismo i nostri giovani, ma sopratutto la nostra provincia sempre tristemente relegata agli ultimi posti delle classifiche che registrano il dinamismo economico e sociale sul territorio nazionale.
A riprova di questo dialogo che intendiamo tenere attivamente aperto con chi amministra il nostro territorio, inauguriamo, a partire da questo numero, uno spazio di comunicazione che mettiamo a disposizione della Giunta comunale. In questo spazio si comunicheranno alla cittadinanza le iniziative realizzate e portate avanti negli utlimi mesi per permettere, a quanti interessati, di valutarne l’efficacia dell’azione di governo.

Ci riserviamo, come abbiamo fatto negli ultimi sei anni, di proporre da questi spazi misure di intervento e linee d’azione utili alla collettività, continuando a portare avanti in maniera libera e trasparente il nostro lavoro di studio e di analisi socio-economica del territorio sancataldese, stimolando il dibattito e la riflessione in tal senso.

Conoscere, come in questo caso, i giovani della nostra città significa lanciare un segnale di speranza per quanti vengono dietro ed un sengale di pacificazione con quanti sono più avanti negli anni. Non si risolvono questioni di questo calibro con gli scontri e le urla, ma attraverso quella capacità sistemica tanto deficitaria per decenni alla nostra classe politica nazionale e locale. 

In questo modo riusciremo a comprendere e, maieuticamente a tirar fuori, il miglior potenziale di tutte le generazioni garantendo quantità e qualità per quanto possibile a quanti più cittadini.

 

Massimo Cermelli

 ®copyright dicembre 2012

 

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